Cultura Saharawi

Il rito del tè

Il rito del tè risale a circa due secoli fa. Il tè rappresenta la bevanda tradizionale della popolazione saharawi e la particolare procedura di preparazione, nonché di servizio del preparato, si ritrova solo in alcune zone della Mauritania e dell’Algeria. Non c’è casa o tenda saharawi che non abbia a disposizione un vassoio, una teiera e dei bicchieri per poter servire a chiunque si presenti a qualunque ora del giorno un bicchiere di tè: il tè è lo specchio dell’ospitalità di questa popolazione.
Il rito del tè per i saharawi prevede che si bevano tre bicchieri di tè, ognuno con un quantitativo maggiore di zucchero. Un antico detto saharawi recita “il primo bicchiere è amaro come la vita, il secondo dolce come l’amore e il terzo soave come la morte”.

Sahara Marathon

La Sahara Marathon è una manifestazione sportiva internazionale di solidarietà con il popolo Saharawi, che si tiene a partire dal 2001, anno della prima edizione.
E’ organizzata dalla Segreteria di Stato del governo della Repubblica Araba Saharawi Democratica con l’aiuto di volontari provenienti da diverse nazioni. La manifestazione sportiva comprende, oltre alla maratona classica (42km), le distanze di 21km, 10km, 5km e la corsa dei bambini, ed ha come obiettivi la promozione dell’attività sportiva tra i giovani e le giovani Saharawi, nonché il finanziamento e lo sviluppo di progetti umanitari.
L’obiettivo principale è, in ogni caso, quello di far conoscere e sensibilizzare, anche attraverso lo sport, il mondo su un confitto che dura da più di 40 anni.

                  La vita nei campi profughi in Algeria

I campi profughi algerini di Tindouf, situati nell’estremo Sud-Ovest dell’Algeria, nacquero nel 1976 quando la popolazione saharawi fu costretta a rifugiarsi qui in conseguenza dell’occupazione marocchina del Sahara Occidentale.
In questa regione inospitale, conosciuta come “giardino del diavolo” in quanto è una zona desertica , povera di acqua e con un’escursione termica di 30 gradi tra il giorno e la notte, il Fronte Polisario, il fronte di liberazione del popolo saharawi diede vita alla Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD), il 27 febbraio 1976.

La RASD organizzò fin da subito i territori e la popolazione. La zona fu divisa in 5  Wilaya (le nostre province), che prendevano il nome dalle 5 principali città del Sahara Occidentale occupato: El Aaiun, Auserd, Smara, Dakhla e Rabouni. Tra queste, Rabouni diventò il centro amministrativo e politico della RASD, dove fu stabilito l’ospedale principale della regione, in cui medici saharawi lavorano con l’ausilio della brigata di medici cubani. 

In ogni Wilaya vi sono un ospedale e una struttura centrale per gli uffici del governatore; il territorio di ogni Wilata è poi suddiviso in sei/sette Dairas, ciascuna delle quali è fornita di uffici comunali, di una scuola elementare, un asilo nido e un dispensario sanitario, ovvero un ambulatorio a cui affluiscono i residenti della zona; la scuola media è di solito una ogni due Dairas. 

La RASD è riuscita a ricreare un modello organizzativo efficiente in quella che doveva essere una sistemazione temporanea: sanità, istruzione e organizzazione amministrativa sono stati i punti cardine della politica nei campi profughi. 

Un esempio lampante lo si ritrova nel tasso di alfabetizzazione che è passato dal 5% degli anni 70 ad oltre il 90% oggi, permettendo al popolo saharawi di ritrovarsi al primo posto nel continente in termini di scolarizzazione. Inoltre ad oggi i giovani saharawi possono continuare la loro formazione grazie a borse di studio universitarie in poli didattici in Algeria e nei paesi vicini. In particolar modo, per quanto riguarda la formazione medica, i saharawi hanno potuto usufruire di borse di studio presso le scuole mediche cubane (circa il 95% dei medici saharawi ha avuto una formazione medica completa a Cuba), stato che da sempre è solidale dal punto di vista socio-sanitario con i saharawi. 

Dal punto di vista amministrativo è peculiare la centralità delle donne nella società saharawi, cosa atipica per una cultura araba. Le donne hanno infatti un ruolo determinante nell’organizzazione e amministrazione dei campi profughi nonché nell’istruzione.

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